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Ritorno alle origini: “Racconti Raccontati”, il primo libro di Luciana Bellini recensito nel ’99 da Olimpo Trombetti

Dopo un assaggio dell’ultima fatica di Luciana Bellini “Donne di Maremma” ci voltiamo indietro per ritrovare la magia del primo libro dell’autrice scansanese, “Racconti Raccontati” (editore Carlo Morelli). Tutto nella vita ha un senso, che a volte ci sfugge e prende forma da un puzzle di coincidenze a volte inspiegabili. Chi avrebbe mai immaginato che il primo libro di Luciana fosse edito da suo cugino, Carlo Morelli, in quel di Scansano sul finire del secolo scorso, dopo aver visto la luce a puntate sul giornalino “Tutto Maremma” diretto dalla giornalista Claudia Cencini? Un mistero che ci fa dare ragione a chi ha detto che la vita è l’arte dell’incontro, ci sono incontri che cambiano la vita alle persone, che segnano e tracciano la loro strada e gli danno un senso. Luciana era già matura come scrittrice, quando diede alla luce “Racconti Raccontati”, un piccolo grande capolavoro di poesia e struggente verità, uno spaccato di provincia che ancora oggi ci fa sorridere e commuovere, i cui straordinari attori hanno recitato pagine di vita indimenticabili. Ci piace consegnare alla rete, che oggi divulga di tutto nel bene e nel male, questa recensione scritta nel gennaio del ’99 su “Racconti Raccontati”, fresco di stampa, da Olimpo Trombetti che ha dedicato tutta la vita alla divulgazione dell’opera del padre Giuseppe, scansanese Doc, a cui il paese natale dovrebbe rendere omaggio per averlo immortalato nei suoi scatti e nelle sue memorie. Ecco cosa scriveva Olimpo del primo libro di Luciana Bellini:

“S’intitola “Racconti Raccontati”, l’ho trovato bellissimo e interessante. La scrittrice e poetessa Bellini riferisce, nella parlata scansanese, episodi uditi dalle persone del paese. Racconti di vita quotidiana, con risvolti talora comici, talora di struggente emozione. In alcune pagine è Luciana stessa che narra la sua fanciullezza trascorsa nel Dentro di Scansano. Il capitolo dedicato al Convento dei Frati è quello dove il lirismo mi pare raggiunga una vetta sublime. Ho sempre avuto difficoltà a leggere le descrizioni di un luogo o di un panorama, anche di noti scrittori. Vi trovavo solo del virtuosismo. Nel libro “Racconti Raccontati” la descrizione del bosco è semplice e accattivante: ogni sensazione è immediata:

“I ciclamini rosa acceso si confondevano co’ fiori di pisello selvatico e le papale rosse si piegavano leggere nel vento d’estate, la ginestra strafiorita profumava l’aria calda, già pronta pe’ ‘l Corpus Domini. Anche le rosine selvatiche, bianche e rosa chiaro, rampicavano nella siepe e mandavano ‘n odore bono, quasi dolce, che si mischiava a quello giallo della ginestra”.

L’estate, a Scansano, era resa gioiosa dall’arrivo di Anna, da Grosseto. Di età come le altre bambine, ma… “era vestita come ‘na signorina. Portava ‘n valigia una quantità di vestiti, collane e rossetti, faceva giocare le compagne a fare “le signore”. Quante e quante volte la bimba andava a domandare: “Quando viene Anna?” E finalmente! “Anna, sei venuta?”, “Vieni? Oggi si fanno le recite, tu sapessi che ho portato da Grosseto..:”. Era estate, e l’estate per me era Anna”.

Nel racconto “I Fantasmi” abbiamo un prezioso documento di narrativa popolare, quella che si svolgeva nelle veglie d’inverno, davanti al focolare. I bambini e gli adulti pendono dalla bocca del narratore. Potremmo dire con Virgilio “Contincuere omnes, intentique ora tenebant”.

Scrive la Bellini: “Quando si raccontavano le paure, s’era tutti attenti, fermo anche ‘l respiro”.

La tecnica del narratore consiste nel sospendere, a tratti, la narrazione, proprio quando incomincia la suspence. O per ravvivare il foco dentro la pipa, o per chiedere un bicchiere: “A me s’è asciugata la gola, massaia, ma ‘n goccino di vino ‘n si potrebbe ave’? . “La mi’ zia s’alzava, frugava sotto la tendina dell’acquaio e abbeverava Mone e, via via, tutti quell’altri omini”.

– “Bono ‘sto vino, questo rimett’al mondo”.

– “Via, ‘n perdete tempo e finiteci di racconta’, che tra poco è l’ora d’anda’ a letto…”.

Scrive la giornalista Claudia Cencini, nell’introduzione al libro:

“E’ come sedersi davanti al focolare per partecipare a quelle veglie antiche che fanno parte del nostro immaginario e viverla da protagonisti che sanno ascoltare e regalare emozioni, quando è il loro turno. Ognuno racconta e si racconta con toccante semplicità. Prende corpo in ogni pagina la poesia della vita”.

Desidero terminare la presentazione del libro proponendo la finale “Al Convento” di cui ho già parlato fin dal principio. E’ un discorso di tenero infantile amore verso la Madre celeste. La piccola Luciana Bellini, dopo aver sceso il ripido viottolo a scalini, che s’incontra appena lasciata la Croce, quasi a guardia del recinto murario del bosco, avendo ella in mano un bel mazzetto variopinto di fiori, passata la Fornace, arriva alla congiunzione con la strada maestra. Lì c’è tuttora un tabernacolo che racchiudeva una Madonnina di terracotta:

“La Madonnina ci aspettava dentro la su’ casina col tetto, ‘n ci si scordava mai di lasciargli i fiori. Lei ci contava! Lesta dividevo dal mazzo i ciclamini, lo sapevo che gli garbavano di più, l’aggiustavo nel vaso e la guardavo mentre mi ringraziava. Tiravo un bacino a Lei e uno al su’ cittino, mentre m’avviavo a zoppo galletto verso la casa del Trombetti. Mi giravo più volte a salutalla e ripetevo dentro di me: “Aspettami, domani torno!”.

“Racconti Raccontati” di Luciana Bellini è un bellissimo fiore nel bouquet librario degli scrittori maremmani.